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Maltrattamenti in famiglia quando c’è reato
I maltrattamenti in famiglia purtroppo sono molto diffusi tanto che in Italia è stato previsto un preciso reato per casi del genere. Infatti la violenza sia fisica che psicologica sono considerati dei fenomeni molto gravi fra le mura domestiche. Bisogna precisare però che per parlare di reato di maltrattamenti in famiglia non basta un singolo episodio di violenza.
Il Tribunale ha deciso che per poter condannare una persona per un reato del genere c’è bisogno che ci sia un comportamento abituale e ripetuto nel tempo. Quindi nei confronti della vittima ci devono essere più episodi lesivi per poter procedere penalmente. In casi singoli infatti si può parlare di violenza privata. Perchè ci siano i presupposti per il reato di maltrattamenti in famiglia invece è necessario che ci sia una pluralità di atti violenti che danneggiano l’integrità o la libertà della vittima, oppure bisogna che ci siano degli atti di umiliazione e di disprezzo che offendono la dignità della vittima.
Quali sono le pene previste dalla legge quando si configura il reato di maltrattamenti in famiglia
Abbiamo detto che per la legge non basta un singolo episodio sporadico di violenza in famiglia per poter dire che si è di fronte ad un reato di maltrattamenti. Può capitare anche fra marito e moglie che ci siano una serie di litigi che possono aggravarsi in violenze fisiche qualche volta. Eppure nemmeno in questi casi si può ancora parlare di maltrattamenti veri e propri che possono far scattare una denuncia per un simile reato.
In poche parole per fare il modo che ci siano i presupposti per condannare una persona per maltrattamenti la legge italiana ha deciso che ci deve essere una situazione famigliare di sopraffazione sistematica e continua. Secondo questi presupposti infatti la giustizia ha stabilito anche le condanne che i soggetti colpevoli devono scontare per questo tipo di reato. Secondo la legge il soggetto che maltratta un componente della famiglia, o una persona al di sotto dei quattordici anni, oppure ancora una persona che è sotto la sua autorità e che quindi gli è stata affidata per varie ragioni come cura, istruzione, educazione e cosi via, viene condannato con la reclusione da un anno fino ad un massimo di cinque anni.
Se poi da queste violenze continue alla vittima ne deriva una lesione personale particolarmente grave la condanna aumenta dai quattro agli otto anni. Poi dai sette ai quindici anni se tale lesione risulta essere gravissima. Nei casi estremi poi dove dalle violenze subite la vittima trova la morte la pena va dai dodici ai venti anni. In linea di massima più gravi sono le conseguenze delle violenze ripetute sulla vittima e più dura è la condanna che subisce il soggetto colpevole.
Quali sono gli elementi che possono costituire il reato di maltrattamenti in famiglia
Secondo la legge per fare il modo che ci sia l’ipotesi di maltrattamenti in famiglia, la persona che ne è vittima deve avere subito questi atti violenti in modo sistemantico e duraturo nel tempo. Secondo la Corte Suprema il reato di maltrattamenti in famiglia da spazio ad un ipotesi di un reato per forza abituale che a sua volta da seguito ad una serie di elementi e di fatti commissivi ed omissivi.
Tali elementi se considerati ed analizzati uno ad uno in modo singolo magari non risultano avere una particolare importanza penale e non comportano un reato di maltrattamenti familiare. Però nel momento che vengono presi in considerazione e analizzati nel loro insieme ci forniscono un quadro completo del danneggiamento e della violenza fisica e psichica che portano al soggetto passivo. Quindi tali elementi presi insieme e valutati nel loro complesso comportano una sopraffazione sistematica e programmata a tal punto che rende la convivenza estremamente difficile e dolorosa.
Esiste una condotta tipica dei soggetti che esercitano maltrattamenti fra le mura domestiche
La legge ha stabilito che per porter far rientrare dei determinati comportamenti violenti nel reato di maltrattamenti familiari la principale condotta che deve assumere l’agente è quella della ripetizione nel tempo dei suddetti atti violenti. Questo è l’ingrediente principale della formula se cosi si può dire.
Alla genericità di tale formula corrisponde una scelta legislativa molto precisa secondo la quale questi maltrattamenti nei confronti della vittima possono assumere forme fra le più svariate. Infatti questi atti possono essere percosse, ingiurie, minacce, privazioni di qualsiasi tipo alla vittima, ma allo stesso tempo anche atti di scherno, disprezzo, umiliazione che portano a sofferenze fisiche e morali.
In ogni caso qualsiasi sia la natura di questi atti violenti, devono comunque essere collegati fra loro e inseriti nel insieme del quadro che compone poi la situazione generale di sofferenza della persona che ne è vittima. Come abbiamo detto anche prima invece i casi sporadici di violenza fisica e di litigi anche particolarmente forti non costituiscono le condizioni necessarie per fare il modo che si configuri il reato di maltrattamenti in famiglia.