Avvocato penalista: Reato Di omicidio e Legittima Difesa: Roma Milano Napoli Torino Palermo Genova Bologna Firenze Bari Catania Venezia Verona Messina Padova Trieste Taranto Brescia Parma Prato Modena Reggio Calabria Reggio Emilia Perugia Livorno Ravenna Cagliari Foggia Rimini Salerno Ferrara Sassari Latina Giugliano in Campania Monza Siracusa Pescara Bergamo Forlì Trento Vicenza Terni Bolzano Novara Piacenza Ancona Andria Arezzo Udine Cesena Barletta
Il reato di omicidio e le sue forme
Il reato di omicidio è uno dei delitti più gravi, se non il più grave, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Naturalmente viene incluso nel diritto penale e come reato di omicidio si intende la morte di una persona che viene provocata da un altra persona con dolo, colpa o preterintenzione. Di conseguenza chiunque provoca la morte di un uomo è punito dalla legge con la carcerazione di un minimo di ventuno anni.
L’omicidio è un tipo di delitto che può essere commesso in diverse situazioni e ha molte forme e modalità. Una di queste forme ad esempio è l’omicidio doloso. Tale reato riguarda naturalmente sempre un delitto contro l’individuo ed è previsto dal codice penale.
L’omicidio doloso comporta la privazione della vita di un altra persona in modo puramente volontario. Quindi il soggetto che commette il reato è pienamente consapevole che come conseguenza del suo atto estremamante violento ne deriverà la morte della sua vittima. L’omicidio doloso viene punito dalla legge con un minimo di ventuno anni. Poi c’è l’omicidio colposo che viene previsto nel articolo 589 del codice penale.
Per questo tipo di reato la legge prevede la reclusione da sei mesi fino a cinque anni. Se però il fatto commesso riguarda l’ambito del lavoro e la violazione delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro, la situazione è più grave e la pena è da due anni fino ad un massimo di sette anni. Chiunque poi provochi la morte per colpa e il soggetto è in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o infrange le norme stradali , le pene sono più dure e arrivano anche fino a quindici anni di reclusione.
Poi c’è anche l’omicidio preterintenzionale il quale si può forse considerare la forma meno grave di questo tipo di reato. Infatti il soggetto che commette un omicidio preterintenzionale non ha come scopo la morte della vittima, ma originariamente punta solo a perquoterla o a provocare lesioni personali. In tali situazioni la pena prevista per l’omicidio preterintenzionale è la reclusione da un minimo di dieci anni fino ad un massimo di diciotto anni senza circostanze aggravanti.
La legittima difesa
La legittima difesa è un fenomeno che riguarda una sorta di autotutela del soggetto. Questo succede ed è permesso dalla legge solo nel caso in cui insorga un pericolo imminente per sè o per altre persone. Quindi per potersi difendere non c’è la possibilità di chiamare le forze del ordine per varie ragioni e la sola possibilità di sopravvivere è l’autodifesa. Di conseguenza non viene punito dalla legge una persona che ha commesso il fatto perchè costretto a difendere se stesso o un altra persona.
Questo sempre nel caso che la difesa del soggetto sia in proporzione alla minaccia. Seguendo questa logica esistono i presupposti per la legittima difesa quando si è in presenza di un imminente pericolo che può essere ad esempio un aggressione, e da questo pericolo derivi una naturale e istintiva reazione di difendersi.
Questa reazione di difendersi deve essere in linea con l’inevitabilità del pericolo e deve esserci sempre e comunque una giusta proporzione tra difesa ed offesa. L’offesa viene configurata in una presenza molto concreta di una minaccia per se o per gli altri. Tale minaccia può essere fisica e nelle situazioni più gravi di vita.
Quando la legittima difesa è eccessiva cosa succede
Abbiamo detto che la difesa e quindi l’autotutela deve essere in una giusta proporzione con la minaccia che ci si presenta. Però ci sono casi che tale difesa può essere considerata eccessiva. Dal punto di vista giuridico si parla di eccesso colposo di legittima difesa nel caso in cui la reazione di difesa del soggetto è troppa in confronto alla minaccia o all’offesa.
Naturalmente la vittima non ha come scopo principale di commettere un reato penalmente perseguibile, però la sua reazione non è più in proporzione con l’offesa che ha subito. Quindi nel commettere certi atti si esagera e si eccede in modo colposo oltrepassando i limiti che sono stati stabiliti dalla legge.
La valutazione di un eccesso di difesa è competenza del giudice il quale valuta tutte le circostanze oggettive che sono l’esistenza del pericolo, i mezzi di reazione che ha a disposizione il soggetto nel momento del fatto, il modo in cui ha fatto uso di tali mezzi, l’importanza del bene minacciato o leso dall’ aggressore e cosi via. Tutte queste circostanze naturalmente non portano all’assoluzione dell’imputato, ma soltanto alla riqualificazione del reato.
In linea di massima anche quando ci si difende da una determinata minaccia che agli occhi della vittima può essere molto grave, è compito della giustizia e delle forze dell’ordine analizzare bene tutte le prove e le circostanze per stabilire in modo ben preciso l’esatto susseguirsi degli eventi e la loro gravità.